insiemi non disgiunti

d’altronde, se si volesse avere un esempio di come uno stesso segno o figura elaborato in diversi ambiti conoscitivi assuma un significato »altro«, valga come esempio quello che edith urban ha formalizzato nel suo quadro »psalm«, (dal titolo di una poesia di paul celan) ove vediamo la medesima curva utilizzata da fridman, e, qui, nemmeno epurata da dettagli, graticci, segni: ecco la forma con cui edith ha inteso rappresentare la poesia e proveniente da chissà quale repertorio immaginativo a conferma che a volte sono insondabili i motivi che sono alla base delle formalizzazioni artistiche, in ogni caso mai immotivate. il confronto fa scattare un’analogia, ma le due immagini non restano assimilabili. se confrontati, mostrano soltanto un funzionamento che gira a vuoto o che produce inesattezze qualora si volesse desumerne un innatismo o credere d’individuare un nesso che determini il passaggio da un ambito scientifico a un ambito artistico. e’ a partire proprio da questa analogia che si ferma al visivo e che, in questo caso, non coinvolge il senso, che dobbiamo arrestarci per saggiare profondità ed estensioni delle due modalità conoscitive, del loro modo di procedere, e della loro non assimilabilità allo scopo di giungere a percepire le differenze esistenti tra i due modi di formalizzare la conoscenza estetica e la conoscenza scientifica.  

rosa pierno
da »insiemi non disgiunti« catalogo galleria la nube d’oort, roma, 2009

 

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